GUBBIO: DAL “FESTIVAL DEL MEDIOEVO” A “FRANCESCO E IL LUPO” di Gianfranco Cesarini
Dal 27 settembre al 1 ottobre 2017 si è svolta a Gubbio la terza edizione del Festival del Medioevo, cui la Fondazione Giuseppe Mazzatinti ha dato il suo contributo, meritandosi, durante l’inaugurazione dell’evento, l’apprezzamento del Presidente dell’Associazione festivaliera. Si è trattato di un evento di grande spessore culturale, di riflessione scientifica e divulgazione delle peculiarità di un periodo storico, che va adeguatamente valorizzato. Questa edizione si è soprattutto soffermata sulla città medievale e sui suoi aspetti ancora attuali, in termini di insediamento territoriale e trasformazione antropica del paesaggio. Vogliamo ricordare, a tal proposito, che nell’ambito del Premio umanistico Onor d’Agobbio, in cui la Fondazione ha molto investito, alla fine del 2016, per la sezione saggistica, fu assegnato un significativo riconoscimento al libro di Riccardo Rao, dal titolo I paesaggi medievali.
Calato il sipario sul Festival, in attesa della prossima edizione, c’è però una coda, non solo temporale, bensì anche tematica, riguardante la figura carismatica di San Francesco e il suo incontro con il lupo di Gubbio. L’ex refettorio del Convento di Piazza Quaranta Martiri ha ospitato, sempre a Gubbio, il 5 ottobre un incontro significativo, centrato su un testo di don Primo Mazzolari, dedicato all’argomento, con la partecipazione di Fabio Scarsato, direttore editoriale delle Edizioni Messaggero di Padova. Sempre presso l’ex refettorio, alle 18 di sabato 7 ottobre, si terrà un secondo evento, doce verrà presentato, tradotto per la prima volta in italiano da Alessandro Pauselli, il libro di R.L. Bruckberger, I sette miracoli di Gubbio e l’ottavo. Una parabola.
Relazionerà il prof. Nicolangelo D’Acunto della Cattolica di Milano. Interverrà anche lo scrivente e modererà Federico Fioravanti, Presidente del Festival del Medioevo. La pubblicazione è stata sostenuta dalla nostra Fondazione e di ciò siamo orgogliosi: non certo per autocompiacimento, ma perché abbiamo dato esito, conclamato e partecipato, ad un’operazione culturale colta nella sua fase embrionale, grazie alla sensibilità di alcuni eugubini, come in dettaglio viene narrato nella presentazione editoriale e sarà ricordato nell’evento sopra citato.
In questa sede ci preme segnalare una curiosa coincidenza: sia don Mazzolari, sia il domenicano Bruckberger concordano nel considerare sostanzialmente una parabola la vicenda del lupo di Gubbio. In effetti, che abbia la sua origine autentica nel Fioretto 21, quando si parla Del santissimo miracolo, che fece santo Francesco quando convertì il ferocissimo lupo d’Agobbio o che rivesta le sembianze favolistiche di un’autonoma vicenda successiva, in entrambi i casi, il racconto o la storiella assume il profilo narrativo della parabola, con i suoi risvolti pedagogici, relazionali, etici ed ecologici. Per questo è adatta anche ai bambini. Tra l’altro, proprio quei risvolti sono stati alla base dell’interessamento operoso della Fondazione Mazzatinti per il lavoro di Bruckberger.
Inoltre, al di là della dimensione religiosa in senso stretto della storiella (don Mazzolari accosta il messaggio francescano a puntuali passaggi evangelici), ciò che in essa si avverte, come ha sottolineato Franco Cardini, é il senso magico, accattivante e suggestivo che traspare dalla dimensione storico-antropologica della vicenda originaria. E’ questo senso che viene sviluppato in maniera pervasiva dal lavoro di Bruckberger (che è stato anche valente regista e sceneggiatore). Da qui, l’attenzione ad orientare con leggero tratto fiabesco il sentimento morale, la ricerca del bene personale e comunitario, l’importanza di un nuovo inizio, alla base della buona novella del Natale, che non a caso viene sapientemente evocata nel testo.
Gilbert K. Chesterton, convertitosi al cattolicesimo nel 1922, nel 1923 dedicò “un bozzetto” cordiale a San Francesco, “come se dalla conversione del santo di Assisi traesse uno spirituale alimento per la propria”. Ma anche dalla conversione metaforica del “lupo” che è in noi, non solo fuori di noi, possiamo trarre un fecondo nutrimento. Del resto il lupo reale, ormai dagli anni settanta del secolo scorso, non solo è un animale sotto protezione, ma è diventato richiamo e simbolo per un turismo sostenibile, “appassionato di wilderness”.